Un vestito da sposa, fatto a uncinetto con fili sfrangiati da vecchie lenzuola. Un enorme arazzo con scene di festa popolare, piccoli pezzi di feltro cuciti su un supporto di iuta. Corde e fili colorati che stringono balle dalla forma irregolare. Sono solo alcune delle opere presentate nella mostra L’envers et l’endroit al Musée de l’Art Brut di Losanna.
Gli artisti sono per lo più persone colpite da disturbi mentali, schizofrenia o affetti da autismo o sindrome di down, allontanati dalle famiglie e spesso costretti a trascorrere il resto della vita in istituti di igiene mentale, in condizioni poco lontane dalla prigionia.
A volte incapaci di comunicare verbalmente, esprimono tuttavia con una forza sconvolgente l’universo in cui vivono, tanto che spesso durante la mostra le certezze vacillano e si insinua la domanda: siamo davvero sicuri che l'unica visione accettabile della realtà sia la nostra?
La mostra riunisce i lavori di una trentina di artisti provenienti da Armenia, Russia, Belgio, Germania, Francia, Svizzera, Italia, Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Giappone, Australia, Stati Uniti, e America del Sud.
Due parole per inquadrare gli autori delle opere descritte in apertura:
Marguerite Sirvins, francese, nata alla fine dell’Ottocento in una famiglia contadina, intorno ai quaranta anni manifesta segni di schizofrenia che la portano al successivo ricovero presso l’ospedale psichiatrico di Saint Alban. Dopo aver realizzato acquerelli e ricami, Marguerite da corpo al suo più ardente desiderio: il matrimonio, e realizzò un abito a uncinetto, che non indossò mai.
Jacques Trovic, nato nel 1948 ad Anzin, sobborgo minerario nella Francia del nord, è affetto da una malattia che da quando era bambino gli impedisce qualsiasi forma di attività fisica. Trovic tuttavia è instancabile. Seguito per alcuni anni un corso sulla tecnica del mosaico, per poi sostituire le tessere (troppo pesanti da trasportare) con pezzi di feltro e tessuti scartati dalle industrie tessili. Su un piccolo tavolo in una microscopica cucina caotica e straripante di matasse colorate, stoffe e supporti di iuta arrotolati come tappeti, Trovic è capace di lavorare per venti ore al giorno.
Judith Scott, nata nel 1943 a Cincinnati, Ohio, USA, affetta dalla sindrome di down, sorda e muta, fu affidata ad un istituto in tenera età. A quarantaquattro anni segue il corso Creative Growth Art Center in California e comincia a produrre balle che nascondono oggetti diversi -ventagli, ombrelli, giornali…-, strette da nastro adesivo da pacchi e circondate da fili colorati. E’ difficile che lascino indifferenti. Se è vero che l’arte è uno specchio di ciò che si ha dentro, queste balle pesano come macigni.
Not to miss: la giacca che Edith Agnes Harrington ha trasformato. Iniziando con il rammendare dove il tessuto si era consumato, ha finito col ricoprire ogni centimentro con un intreccio di ricami e fili dai colori sgargianti. Che farebbe invidia a Malìparmi.
Gli artisti sono per lo più persone colpite da disturbi mentali, schizofrenia o affetti da autismo o sindrome di down, allontanati dalle famiglie e spesso costretti a trascorrere il resto della vita in istituti di igiene mentale, in condizioni poco lontane dalla prigionia.
A volte incapaci di comunicare verbalmente, esprimono tuttavia con una forza sconvolgente l’universo in cui vivono, tanto che spesso durante la mostra le certezze vacillano e si insinua la domanda: siamo davvero sicuri che l'unica visione accettabile della realtà sia la nostra?
La mostra riunisce i lavori di una trentina di artisti provenienti da Armenia, Russia, Belgio, Germania, Francia, Svizzera, Italia, Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Giappone, Australia, Stati Uniti, e America del Sud.
Due parole per inquadrare gli autori delle opere descritte in apertura:
Marguerite Sirvins, francese, nata alla fine dell’Ottocento in una famiglia contadina, intorno ai quaranta anni manifesta segni di schizofrenia che la portano al successivo ricovero presso l’ospedale psichiatrico di Saint Alban. Dopo aver realizzato acquerelli e ricami, Marguerite da corpo al suo più ardente desiderio: il matrimonio, e realizzò un abito a uncinetto, che non indossò mai.
Jacques Trovic, nato nel 1948 ad Anzin, sobborgo minerario nella Francia del nord, è affetto da una malattia che da quando era bambino gli impedisce qualsiasi forma di attività fisica. Trovic tuttavia è instancabile. Seguito per alcuni anni un corso sulla tecnica del mosaico, per poi sostituire le tessere (troppo pesanti da trasportare) con pezzi di feltro e tessuti scartati dalle industrie tessili. Su un piccolo tavolo in una microscopica cucina caotica e straripante di matasse colorate, stoffe e supporti di iuta arrotolati come tappeti, Trovic è capace di lavorare per venti ore al giorno.
Judith Scott, nata nel 1943 a Cincinnati, Ohio, USA, affetta dalla sindrome di down, sorda e muta, fu affidata ad un istituto in tenera età. A quarantaquattro anni segue il corso Creative Growth Art Center in California e comincia a produrre balle che nascondono oggetti diversi -ventagli, ombrelli, giornali…-, strette da nastro adesivo da pacchi e circondate da fili colorati. E’ difficile che lascino indifferenti. Se è vero che l’arte è uno specchio di ciò che si ha dentro, queste balle pesano come macigni.
Not to miss: la giacca che Edith Agnes Harrington ha trasformato. Iniziando con il rammendare dove il tessuto si era consumato, ha finito col ricoprire ogni centimentro con un intreccio di ricami e fili dai colori sgargianti. Che farebbe invidia a Malìparmi.
Collection de l’Art Brut
11, av. des Bergières
Lausanne – Svizzera
Tel. +41 21 315 25 70
Orari di apertura
da martedì a domenica dalle 11 alle 18
ingresso gratuito nella prima domenica del mese
11, av. des Bergières
Lausanne – Svizzera
Tel. +41 21 315 25 70
Orari di apertura
da martedì a domenica dalle 11 alle 18
ingresso gratuito nella prima domenica del mese
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